Infermieri in affanno
Sono oltre 10mila gli operatori sanitari in regione che denunciano la difficile situazione lavorativa in cui sono costretti a operare.
«Gli operatori sanitari si trovano ogni giorno più in difficoltà a rispondere agli emergenti bisogni della popolazione, una popolazione sempre più povera che non riesce a far fronte ai problemi quotidiani», dice Sabrina Spangaro, presidente del Collegio degli infermieri (Ipasvi) della provincia di Udine.
Le corsie degli ospedali sono sempre più piene di “fuori reparto” poiché mancano posti letti nelle medicine o un’assistenza socio-sanitaria territoriale adeguata a contrastare il ricorso all’ospedalizzazione.
Gli infermieri, quotidianamente, si sobbarcano turni aggiuntivi, straordinari e dilazioni delle ferie per far fronte alle emergenze di professionisti in corsia. Ciononostante, il blocco della parte economica contrattuale ha stabilito che, nei prossimi anni, il potere di acquisto dei nostri stipendi sarà ridotto e l’unica risposta che ci si sente dare è che però il posto di lavoro è assicurato.
Gli infermieri, quotidianamente, si sobbarcano turni aggiuntivi, straordinari e dilazioni delle ferie per far fronte alle emergenze di professionisti in corsia. Ciononostante, il blocco della parte economica contrattuale ha stabilito che, nei prossimi anni, il potere di acquisto dei nostri stipendi sarà ridotto e l’unica risposta che ci si sente dare è che però il posto di lavoro è assicurato.
Da decenni siamo abituati a fornire servizi di qualità – incalza Spangaro -; la sanità regionale per anni è stata un fiore all’occhiello dell’intero panorama nazionale e, spesso, europeo. Il confronto e la condivisione sono elementi essenziali per migliorare quotidianamente e far sentire partecipi tutti i professionisti per la costruzione di una buona sanità.
Ma anche questo elemento vacilla – sottolinea la presidente Ipasvi -: tra professionisti e organi politici istituzionali si accentua la difficoltà di dialogo e confronto. Nonostante numerosissime richieste, ai rappresentanti di Ipasvi gli incontri sono sistematicamente negati, e questa incomprensibile chiusura esaspera la crisi che stiamo vivendo. Vogliamo scongiurare che una politica miope, sia essa di destra o di sinistra, distrugga la qualità di vita e di tutela della salute pubblica, costruita insieme con fatica in questi anni.
Non siamo numericamente sufficienti a garantire nel quotidiano un’elevata qualità assistenziale. Ma siamo tanti, oltre 10mila in regione: ed è nostro diritto esprimere attraverso il voto amministrativo un’importante forma di apprezzamento o dissenso su quanto accade intorno a noi. Ancora una volta - conclude Spangaro -, l’obiettivo condiviso da tutti e quattro i Collegi Ipasvi provinciali, è quello di tendere una mano al confronto costruttivo con le istituzioni di riferimento, per il bene della sanità pubblica. Ci auguriamo di trovare riposta».
Sono oltre 10mila gli operatori sanitari in regione che denunciano la difficile situazione lavorativa in cui sono costretti a operare.
«Gli operatori sanitari si trovano ogni giorno più in difficoltà a rispondere agli emergenti bisogni della popolazione, una popolazione sempre più povera che non riesce a far fronte ai problemi quotidiani», dice Sabrina Spangaro, presidente del Collegio degli infermieri (Ipasvi) della provincia di Udine.
Le corsie degli ospedali sono sempre più piene di “fuori reparto” poiché mancano posti letti nelle medicine o un’assistenza socio-sanitaria territoriale adeguata a contrastare il ricorso all’ospedalizzazione.
Gli infermieri, quotidianamente, si sobbarcano turni aggiuntivi, straordinari e dilazioni delle ferie per far fronte alle emergenze di professionisti in corsia. Ciononostante, il blocco della parte economica contrattuale ha stabilito che, nei prossimi anni, il potere di acquisto dei nostri stipendi sarà ridotto e l’unica risposta che ci si sente dare è che però il posto di lavoro è assicurato.
Gli infermieri, quotidianamente, si sobbarcano turni aggiuntivi, straordinari e dilazioni delle ferie per far fronte alle emergenze di professionisti in corsia. Ciononostante, il blocco della parte economica contrattuale ha stabilito che, nei prossimi anni, il potere di acquisto dei nostri stipendi sarà ridotto e l’unica risposta che ci si sente dare è che però il posto di lavoro è assicurato.
Da decenni siamo abituati a fornire servizi di qualità – incalza Spangaro -; la sanità regionale per anni è stata un fiore all’occhiello dell’intero panorama nazionale e, spesso, europeo. Il confronto e la condivisione sono elementi essenziali per migliorare quotidianamente e far sentire partecipi tutti i professionisti per la costruzione di una buona sanità.
Ma anche questo elemento vacilla – sottolinea la presidente Ipasvi -: tra professionisti e organi politici istituzionali si accentua la difficoltà di dialogo e confronto. Nonostante numerosissime richieste, ai rappresentanti di Ipasvi gli incontri sono sistematicamente negati, e questa incomprensibile chiusura esaspera la crisi che stiamo vivendo. Vogliamo scongiurare che una politica miope, sia essa di destra o di sinistra, distrugga la qualità di vita e di tutela della salute pubblica, costruita insieme con fatica in questi anni.
Non siamo numericamente sufficienti a garantire nel quotidiano un’elevata qualità assistenziale. Ma siamo tanti, oltre 10mila in regione: ed è nostro diritto esprimere attraverso il voto amministrativo un’importante forma di apprezzamento o dissenso su quanto accade intorno a noi. Ancora una volta - conclude Spangaro -, l’obiettivo condiviso da tutti e quattro i Collegi Ipasvi provinciali, è quello di tendere una mano al confronto costruttivo con le istituzioni di riferimento, per il bene della sanità pubblica. Ci auguriamo di trovare riposta».