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Il governo: ticket anche in Veneto La Regione prepara due ricorsi

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Il governo: ticket anche in Veneto La Regione prepara due ricorsi

La giunta di centrodestra annuncia azioni legali contro il «suo» esecutivo. Zaia: «Illegittimo. E andremo fino in fondo anche sulle scuole paritarie»
VENEZIA — L’anno scorso era la Finanziaria. Quest’anno sono i ticket sulle prestazioni sanitarie e i fondi per le paritarie. Il fronte di scontro del Veneto col governo centrale «amico» restano i mancati trasferimenti. Ma questa volta la Regione sembra decisa ad andare fino in fondo: ieri pomeriggio il tavolo delle trattative su un’alternativa al ticket sanitario è saltato (si era parlato di una tassa sul fumo) e la Regione sarà costretta per legge ad applicare il balzello chiesto dal governo. La differenza è che il governo regionale è deciso a non mollare e ieri mattina in giunta, prima che l’assessore alla Sanità Luca Coletto lasciasse precipitosamente la seduta per scappare a Roma, presidente e assessori avevano già «licenziato» due delibere che danno mandato agli uffici di fare ricorso alla Corte Costituzionale e al Tar contro «l’assurda presa di posizione» del governo, come ha detto il governatore Luca Zaia. Il Veneto ricorrerà nella doppia sede, perché doppi sono i fronti di opposizione: alla Corte Costituzionale perché di fatto il ticket, imposto, si trasforma in una tassa «incostituzionale », vista l’autonomia impositiva; ricorso al Tar perché il governo, dopo i primi conti, ha deciso di far recuperare al Veneto non più 64 milioni ma quasi 100, calcolando che altre regioni, con molti esenti, non avrebbero potuto recuperare la loro parte.
Ma col tavolo saltato, riconvocato con poche speranze, e nelle more dei ricorsi, il Veneto sarà praticamente obbligato ad applicare il ticket. Zaia, su questo, era stato chiaro ancora prima di sapere che sarebbe finita male: «Se ci obbligano ad applicarlo sono dolori. Nelle more dei ricorsi dovremo farlo, esentando sicuramente le fasce più deboli, ma è difficile pensare anche ad altre forme con una coperta che è diventata un fazzoletto ». Toni ancora più sconsolati ieri pomeriggio dall’assessore Coletto, reduce da Roma: «Purtroppo e con vivo dispiacere dobbiamo assistere a una scelta che premia i peggiori e punisce i virtuosi. La conferma del ticket, pur con il pannicello caldo del tavolo tecnico offertoci, significa far pagare ai cittadini una tassa incomprensibile e iniqua. Credo di poter condividere questo giudizio con il mio presidente, che aveva proposto dati inoppugnabili e vie d’uscita onorevoli ai super pagati burocrati di Stato, che come sempre hanno operato incuranti degli effetti del loro agire sui territori e sulla gente. Sono profondamente deluso». E se la vicenda dei ticket sembra aver preso una china veramente negativa, non promette nulla di buono sul fronte dei rapporti con Roma nemmeno la vicenda delle paritarie, le scuole dell’infanzia parificate gestite prevalentemente da parrocchie e associazioni di genitori.
Il Veneto è la Regione dove queste scuole sono maggiori rispetto al resto d’Italia e in virtù di questo — è il ragionamento della Regione — lo Stato in Veneto risparmia più che in altre regioni per la formazione dei più piccoli. Soldi che, secondo Zaia, lo Stato dovrebbe restituire alla Regione per poterli poi girare ai genitori delle paritarie, questi giorni in rivolta contro i tagli. «Chiederemo i soldi corrispondenti, incontreremo il ministro Gelmini per proporle un progetto pilota sul Veneto da esportare al resto del Paese — ha detto l’assessore Remo Sernagiotto — altrimenti saremo costretti a fare causa allo Stato, che non "parifica" i bambini del Veneto con gli altri bambini d’Italia. Voglio comunque rassicurare i genitori e la Fism: anche quest’anno le scuole paritarie potranno contare su un finanziamento di 14,5 milioni, tutti con cassa, per cui entro metà settembre avranno tutti i soldi». In linea Zaia: «Io l’ho detto a Sernagiotto, andiamo dagli avvocati. Siamo al fianco delle paritarie, costano meno e danno un servizio di qualità. Roma sta mettendo il dito in uno sciame d’api. I soldi che facciamo risparmiare al sistema delle scuole statali ce li devono dare. Altrimenti non c’è che la causa».

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