UIL Federazione Poteri Locali – Terni » appuntamenti » riparte la mobilitazione per avere anche a Terni almeno un infermiere su ogni ambulanza del 118.
riparte la mobilitazione per avere anche a Terni almeno un infermiere su ogni ambulanza del 118.
Il sistema regionale umbro del “118” è organizzato su tre Centrali Operative (Perugia, Foligno, Terni) ed è stato attivato il 29 marzo 1999 stabilendo che su tutto il territorio regionale devono essere garantite “prestazioni appropriate ed uniformi”. Ma così non è, infatti a distanza di ben 11 anni la vita di un paziente può ancora dipendere dalla località della nostra regione dove risiede.
Si da per scontato che sulle ambulanze del 118 ci siano medici o perlomeno infermieri in grado di assicurare all’occorrenza iniezioni per via endovenosa e fleboclisi o complesse manovre per salvaguardare le funzioni vitali. In assenza dei medici solo gli infermieri, ma non i volontari non infermieri, definiscono la gravita della patologia in base alla misurazione dei parametri: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione ecc ….confortata poi da una anamnesi delle patologie esistenti e pregresse. Un volontario, poi, non ha la formazione necessaria ma neanche le abilitazioni per attribuire i codici di gravita.
L’ambulanza del “118” è il “pronto soccorso” che si porta direttamente sul luogo dell’evento. Infatti l’azione sanitaria di cura del paziente inizia già li e durante il percorso in ospedale e può comportare l’applicazione di protocolli, la somministrazione di farmaci salvavita, l’utilizzazione dell’elettrocardiografo, l’applicazione di fleboclisi o endovena, la monitorizzazione del paziente o il garantire la ventilazione. Tutte manovre invasive che talvolta sono decisive per mantenere in vita il paziente e che possono essere fatte esclusivamente dal personale sanitario (medici o infermieri). Perché il malato, fin dal momento dell’arrivo a domicilio degli operatori sanitari, beneficia di una prima diagnosi provvisoria su base clinica ed elettrocardiografica, può essere sottoposto a cure immediate e avviato ad un monitoraggio continuo per tutta la durata del trasporto in autoambulanza. Inoltre nel caso di infarto del miocardio aumenta notevolmente la probabilità di riaprire in tempo utile una coronaria occlusa mediante tecniche farmacologiche, come la trombolisi, o meccaniche come l’angioplastica primaria. Ancora: senza la somministrazione di ossigeno, il paziente giungerà in condizioni molto più gravi in un pronto soccorso.
Sembra paradossale ma, differentemente da quanto accade nel resto dell’Umbria, nel territorio provinciale di Terni su 11 ambulanze solo 5 registrano la presenza di infermieri professionisti a bordo mentre sulle altre 6 ci sono solo volontari (in sostanza portantini ma non infermieri o medici) che non possono effettuare quelle manovre invasive da cui può anche dipendere la vita del paziente durante il trasporto in ospedale. Dunque intere zone del territorio provinciale non potranno avere, in caso di necessità, un “soccorso avanzato”.
La UILFPL di Terni aveva sollevato il problema già due anni fa con conferenze stampa, convegni, confronti pubblici e raccogliendo una petizione con oltre 4.000 firme. Da parte dell’ASL4 ci fu, a seguito delle nostre sollecitazioni, disponibilità creando un comitato tecnico misto azienda-sindacati per affrontare i diversi problemi relativi al 118.
In realtà poi però la disponibilità dell’ASL4 si è dimostrata un bluff in quanto dopo un anno e mezzo nulla di concreto è stato fatto. Nonostante le nostre molteplici sollecitazioni.
“ l’ASL4 si sbaglia di grosso se pensa che ci rassegniamo – dichiara Gino Venturi segr. UILFPL di Terni – anzi riprendiamo la lotta con maggior forza di prima e questa volta non molleremo fino a quando anche sulle autombulanze di Terni non sarà effettivamente assicurata la presenza di almeno un infermiere”
riparte la mobilitazione per avere anche a Terni almeno un infermiere su ogni ambulanza del 118.
Il sistema regionale umbro del “118” è organizzato su tre Centrali Operative (Perugia, Foligno, Terni) ed è stato attivato il 29 marzo 1999 stabilendo che su tutto il territorio regionale devono essere garantite “prestazioni appropriate ed uniformi”. Ma così non è, infatti a distanza di ben 11 anni la vita di un paziente può ancora dipendere dalla località della nostra regione dove risiede.
Si da per scontato che sulle ambulanze del 118 ci siano medici o perlomeno infermieri in grado di assicurare all’occorrenza iniezioni per via endovenosa e fleboclisi o complesse manovre per salvaguardare le funzioni vitali. In assenza dei medici solo gli infermieri, ma non i volontari non infermieri, definiscono la gravita della patologia in base alla misurazione dei parametri: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione ecc ….confortata poi da una anamnesi delle patologie esistenti e pregresse. Un volontario, poi, non ha la formazione necessaria ma neanche le abilitazioni per attribuire i codici di gravita.
L’ambulanza del “118” è il “pronto soccorso” che si porta direttamente sul luogo dell’evento. Infatti l’azione sanitaria di cura del paziente inizia già li e durante il percorso in ospedale e può comportare l’applicazione di protocolli, la somministrazione di farmaci salvavita, l’utilizzazione dell’elettrocardiografo, l’applicazione di fleboclisi o endovena, la monitorizzazione del paziente o il garantire la ventilazione. Tutte manovre invasive che talvolta sono decisive per mantenere in vita il paziente e che possono essere fatte esclusivamente dal personale sanitario (medici o infermieri). Perché il malato, fin dal momento dell’arrivo a domicilio degli operatori sanitari, beneficia di una prima diagnosi provvisoria su base clinica ed elettrocardiografica, può essere sottoposto a cure immediate e avviato ad un monitoraggio continuo per tutta la durata del trasporto in autoambulanza. Inoltre nel caso di infarto del miocardio aumenta notevolmente la probabilità di riaprire in tempo utile una coronaria occlusa mediante tecniche farmacologiche, come la trombolisi, o meccaniche come l’angioplastica primaria. Ancora: senza la somministrazione di ossigeno, il paziente giungerà in condizioni molto più gravi in un pronto soccorso.
Sembra paradossale ma, differentemente da quanto accade nel resto dell’Umbria, nel territorio provinciale di Terni su 11 ambulanze solo 5 registrano la presenza di infermieri professionisti a bordo mentre sulle altre 6 ci sono solo volontari (in sostanza portantini ma non infermieri o medici) che non possono effettuare quelle manovre invasive da cui può anche dipendere la vita del paziente durante il trasporto in ospedale. Dunque intere zone del territorio provinciale non potranno avere, in caso di necessità, un “soccorso avanzato”.
La UILFPL di Terni aveva sollevato il problema già due anni fa con conferenze stampa, convegni, confronti pubblici e raccogliendo una petizione con oltre 4.000 firme. Da parte dell’ASL4 ci fu, a seguito delle nostre sollecitazioni, disponibilità creando un comitato tecnico misto azienda-sindacati per affrontare i diversi problemi relativi al 118.
In realtà poi però la disponibilità dell’ASL4 si è dimostrata un bluff in quanto dopo un anno e mezzo nulla di concreto è stato fatto. Nonostante le nostre molteplici sollecitazioni.
“ l’ASL4 si sbaglia di grosso se pensa che ci rassegniamo – dichiara Gino Venturi segr. UILFPL di Terni – anzi riprendiamo la lotta con maggior forza di prima e questa volta non molleremo fino a quando anche sulle autombulanze di Terni non sarà effettivamente assicurata la presenza di almeno un infermiere”