Batterio killer, la Germania annuncia: "E' nei germogli"
La causa dell'epidemia di E.coli è da individuarsi nei germogli di vari legumi. Lo ha annunciato Reinhard Burger, direttore dell'istituto Robert Koch (Rki), che si è riunito venerdì mattina a Berlino con i membri dell'Ufficio federale per la tutela dei consumatori e la sicurezza alimentare e dell'Istituto federale per la valutazione dei rischi.
TRENTATRE MORTI - "La gente che ha mangiato i gemogli ha fino a nove volte più probabilità di avere diarrea con sangue o altri sintomi della presenza del batterio rispetto a chi non li ha mangiati", ha spiegato Burger citando uno studio su persone che si era sentite male dopo aver mangiato al ristorante. L'istituto ha invece scagionato cetrioli, pomodori e lattuga. Il bilancio dei morti dell'epidemia di E.coli ieri è salito a 33 e circa 3mila malati nel giro di cinque settimane.
DANNI PER 150 MILIONI- La paura intanto avanza. A due settimane dall'esplosione dell'epidemia di E.coli in mezza Europa, il panico ha ormai contagiato tutta l'economia. E l'inevitabile psicosi nei consumi dell'ortofrutta che si e' scatenata tra i consumatori Ue continua a provocare danni enormi a tutto il sistema agroalimentare. Tra lo stop dell'export, l'annullamento degli ordini e delle scorte, il fermo dei prodotti alle dogane, il crollo dei prezzi di verdura e frutta fresca e la distruzione di tutto l'invenduto, le perdite complessive per gli agricoltori europei ammontano oggi a quasi 600 milioni di euro.
Ma non basta. In un settore in cui molti contratti sono a tempo determinato, l'allarme Escherichia coli rischia di mettere a repentaglio oltre 95 mila posti di lavoro in Ue. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sulla base di un'indagine preliminare presentata in occasione della 5� Conferenza economica in corso a Lecce.
In questa situazione, proprio l'Italia rischia di pagare un conto molto salato. Lo Stivale è uno dei maggiori produttori europei di ortofrutta -spiega la Cia- con oltre un milione e 230 mila ettari coltivati a ortaggi, agrumi e frutta. Il comparto comprende circa 610 mila aziende per una produzione lorda vendibile stimata in 12,3 miliardi di euro all'anno, di cui quasi un terzo (4,2 miliardi) destinata alle esportazioni.
E' ovvio, quindi, che se la meta' dei consumatori tedeschi non mangia più verdura fresca e paesi terzi come la Russia bloccano l'import di ortofrutta dall'Europa, il settore cola a picco. Tanto più che Berlino e Mosca rappresentano due mercati di sbocco fondamentali per l'Italia: l'export di prodotti ortofrutticoli nazionali in Russia "vale" quasi 81 milioni e la Germania da sola "pesa" per ben 700 milioni di euro annui.
Ma a mettere in crisi uno dei settori più importanti dell'agricoltura italiana è anche il calo drastico dei consumi interni. Nonostante i continui appelli a evitare allarmismi ingiustificati e a comprare prodotti ortofrutticoli nazionali, che sono sicuri e iper controllati -osserva la Cia- le notizie contraddittorie che si sono rincorse sui media di tutta Europa e l'opacita' nella gestione della vicenda hanno "avvelenato" gli acquisti. Cosi', in meno di quattordici giorni dall'inizio dell'emergenza in Germania, i consumi domestici di ortofrutta fresca sono crollati di circa il 20 per cento. Gli italiani non sono rimasti immuni alla psicosi collettiva da contagio e oggi il 25 per cento delle famiglie conferma di aver modificato abitudini alimentari, tenendosi ben lontana dai banchi di frutta e verdura. Un altro 40% dichiara invece di non aver cambiato gli acquisti, ma ammette di essere molto preoccupato.
COME SI CONTAMINANO I SEMI- Sebbene i primi risultati di laboratorio non la abbiano ancora confermata, le autorità sanitarie tedesche hanno comunicato l'ipotesi che all'origine del focolaio epidemico da E.coli O104:H4 possa esserci il consumo di germogli vegetali contaminati. In particolare, di germogli di fagiolo. Non e' una novita' assoluta: se l'ipotesi fosse confermata dalle analisi in corso, si tratterebbe di una fonte di infezione frequentemente riscontrata nel passato come causa di focolai epidemici anche di ingenti dimensioni e associati a diversi patogeni a trasmissione alimentare. Tra questi, Salmonella spp. (18 episodi riporati in letteratura) ed E.coli O157 (5episodi), ma anche Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus e Bacillus cereus. Secondo l'Istituto Superiore di Sanita', non e' da escludere che l'attuale epidemia abbia avuto origine da lotti di semi contaminati. Nel passato si sono infatti riscontrati numerosi episodi di contaminazione proprio a partire dai semi. Un caso particolarmente grave e' quello che ha interessato nel 1996 il Giappone.
All'origine dell'epidemia, il consumo di germogli di alfa-alfa (semi di erba-medica, una pianta leguminosa frequentemente utilizzata in zootecnia e destinata alla produzione di germogli per il consumo umano) ottenuti da semi contaminati. Si è trattato di uno dei più vasti focolai epidemici di infezione umana da E.coli VTEC O157, che ha visto il coinvolgimento di oltre 6000 persone, prevalentemente bambini a causa della distribuzione dei germogli contaminati nelle mense scolastiche. Ma come avviene che il germoglio diventa potenzialmente 'killer'? Nella maggior parte delle epidemie associate al consumo dei germogli vegetali, la contaminazione è partita dai semi.
Le successive fasi di germinazione dei semi hanno realizzato condizioni (tempo, temperatura, attività dell'acqua, pH e nutrienti) ideali per la crescita di eventuali patogeni (come Salmonella e E.coli). Anche le diverse fasi di produzione dei germogli possono essere causa di contaminazione e perfino l'ambiente domestico può essere coinvolto nella trasmissione attraverso l'uso di germinatori casalinghi.
Questa può derivare dall'acqua o dall'adozione di pratiche igieniche scorrette sia da parte dei produttori che dei consumatori. I germogli piu' frequentemente contaminati, oltre ad alfa-alfa, sono quelli ottenuti da semi di fagioli mungo (fagioli verdi indiani), ravanello e rafano. Fin dagli anni '90 a seguito dei gravi episodi epidemici legati al consumo di germogli, come quello verificatosi in Giappone nel 1996, e per coprire la mancanza di specifiche normative, alcune agenzie nazionali hanno diffuso raccomandazioni per prevenire e/o ridurre la contaminazione dei semi e dei germogli destinati al consumo umano lungo tutta la filiera produttiva
La causa dell'epidemia di E.coli è da individuarsi nei germogli di vari legumi. Lo ha annunciato Reinhard Burger, direttore dell'istituto Robert Koch (Rki), che si è riunito venerdì mattina a Berlino con i membri dell'Ufficio federale per la tutela dei consumatori e la sicurezza alimentare e dell'Istituto federale per la valutazione dei rischi.
TRENTATRE MORTI - "La gente che ha mangiato i gemogli ha fino a nove volte più probabilità di avere diarrea con sangue o altri sintomi della presenza del batterio rispetto a chi non li ha mangiati", ha spiegato Burger citando uno studio su persone che si era sentite male dopo aver mangiato al ristorante. L'istituto ha invece scagionato cetrioli, pomodori e lattuga. Il bilancio dei morti dell'epidemia di E.coli ieri è salito a 33 e circa 3mila malati nel giro di cinque settimane.
DANNI PER 150 MILIONI- La paura intanto avanza. A due settimane dall'esplosione dell'epidemia di E.coli in mezza Europa, il panico ha ormai contagiato tutta l'economia. E l'inevitabile psicosi nei consumi dell'ortofrutta che si e' scatenata tra i consumatori Ue continua a provocare danni enormi a tutto il sistema agroalimentare. Tra lo stop dell'export, l'annullamento degli ordini e delle scorte, il fermo dei prodotti alle dogane, il crollo dei prezzi di verdura e frutta fresca e la distruzione di tutto l'invenduto, le perdite complessive per gli agricoltori europei ammontano oggi a quasi 600 milioni di euro.
Ma non basta. In un settore in cui molti contratti sono a tempo determinato, l'allarme Escherichia coli rischia di mettere a repentaglio oltre 95 mila posti di lavoro in Ue. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sulla base di un'indagine preliminare presentata in occasione della 5� Conferenza economica in corso a Lecce.
In questa situazione, proprio l'Italia rischia di pagare un conto molto salato. Lo Stivale è uno dei maggiori produttori europei di ortofrutta -spiega la Cia- con oltre un milione e 230 mila ettari coltivati a ortaggi, agrumi e frutta. Il comparto comprende circa 610 mila aziende per una produzione lorda vendibile stimata in 12,3 miliardi di euro all'anno, di cui quasi un terzo (4,2 miliardi) destinata alle esportazioni.
E' ovvio, quindi, che se la meta' dei consumatori tedeschi non mangia più verdura fresca e paesi terzi come la Russia bloccano l'import di ortofrutta dall'Europa, il settore cola a picco. Tanto più che Berlino e Mosca rappresentano due mercati di sbocco fondamentali per l'Italia: l'export di prodotti ortofrutticoli nazionali in Russia "vale" quasi 81 milioni e la Germania da sola "pesa" per ben 700 milioni di euro annui.
Ma a mettere in crisi uno dei settori più importanti dell'agricoltura italiana è anche il calo drastico dei consumi interni. Nonostante i continui appelli a evitare allarmismi ingiustificati e a comprare prodotti ortofrutticoli nazionali, che sono sicuri e iper controllati -osserva la Cia- le notizie contraddittorie che si sono rincorse sui media di tutta Europa e l'opacita' nella gestione della vicenda hanno "avvelenato" gli acquisti. Cosi', in meno di quattordici giorni dall'inizio dell'emergenza in Germania, i consumi domestici di ortofrutta fresca sono crollati di circa il 20 per cento. Gli italiani non sono rimasti immuni alla psicosi collettiva da contagio e oggi il 25 per cento delle famiglie conferma di aver modificato abitudini alimentari, tenendosi ben lontana dai banchi di frutta e verdura. Un altro 40% dichiara invece di non aver cambiato gli acquisti, ma ammette di essere molto preoccupato.
COME SI CONTAMINANO I SEMI- Sebbene i primi risultati di laboratorio non la abbiano ancora confermata, le autorità sanitarie tedesche hanno comunicato l'ipotesi che all'origine del focolaio epidemico da E.coli O104:H4 possa esserci il consumo di germogli vegetali contaminati. In particolare, di germogli di fagiolo. Non e' una novita' assoluta: se l'ipotesi fosse confermata dalle analisi in corso, si tratterebbe di una fonte di infezione frequentemente riscontrata nel passato come causa di focolai epidemici anche di ingenti dimensioni e associati a diversi patogeni a trasmissione alimentare. Tra questi, Salmonella spp. (18 episodi riporati in letteratura) ed E.coli O157 (5episodi), ma anche Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus e Bacillus cereus. Secondo l'Istituto Superiore di Sanita', non e' da escludere che l'attuale epidemia abbia avuto origine da lotti di semi contaminati. Nel passato si sono infatti riscontrati numerosi episodi di contaminazione proprio a partire dai semi. Un caso particolarmente grave e' quello che ha interessato nel 1996 il Giappone.
All'origine dell'epidemia, il consumo di germogli di alfa-alfa (semi di erba-medica, una pianta leguminosa frequentemente utilizzata in zootecnia e destinata alla produzione di germogli per il consumo umano) ottenuti da semi contaminati. Si è trattato di uno dei più vasti focolai epidemici di infezione umana da E.coli VTEC O157, che ha visto il coinvolgimento di oltre 6000 persone, prevalentemente bambini a causa della distribuzione dei germogli contaminati nelle mense scolastiche. Ma come avviene che il germoglio diventa potenzialmente 'killer'? Nella maggior parte delle epidemie associate al consumo dei germogli vegetali, la contaminazione è partita dai semi.
Le successive fasi di germinazione dei semi hanno realizzato condizioni (tempo, temperatura, attività dell'acqua, pH e nutrienti) ideali per la crescita di eventuali patogeni (come Salmonella e E.coli). Anche le diverse fasi di produzione dei germogli possono essere causa di contaminazione e perfino l'ambiente domestico può essere coinvolto nella trasmissione attraverso l'uso di germinatori casalinghi.
Questa può derivare dall'acqua o dall'adozione di pratiche igieniche scorrette sia da parte dei produttori che dei consumatori. I germogli piu' frequentemente contaminati, oltre ad alfa-alfa, sono quelli ottenuti da semi di fagioli mungo (fagioli verdi indiani), ravanello e rafano. Fin dagli anni '90 a seguito dei gravi episodi epidemici legati al consumo di germogli, come quello verificatosi in Giappone nel 1996, e per coprire la mancanza di specifiche normative, alcune agenzie nazionali hanno diffuso raccomandazioni per prevenire e/o ridurre la contaminazione dei semi e dei germogli destinati al consumo umano lungo tutta la filiera produttiva