Regione crea i super-infermieri
e la Procura apre un'inchiesta
ESCLUSIVA L'Ausl assegna loro nuove competenze: rivolta dei medici, ma Roma dice sì
Bologna, 3 maggio 2011 - LA PROCURA apre un’inchiesta sulla guerra medici-infermieri per le funzioni ‘extra’ attribuite ai secondi dalla Regione e dall’Ausl. Il Ministero della Salute, interpellato dai pm, spariglia le carte avallando, di fatto, la figura del super-infermiere. Parere-choc, dicono i camici bianchi che proseguiranno nella loro battaglia giudiziaria perché, spiega l’avvocato Fabio Santoli, «se si vogliono dare più compiti agli infermieri ben venga; ma allora le responsabilità legali della cura dei pazienti siano condivise e non restino solo sulle spalle dei medici».
TUTTO nasce dall’esposto, presentato a ottobre, dal presidente dell’Ordine dei medici Giancarlo Pizza alle procure di Bologna e Firenze (le deliberi delle regioni Emilia-Romagna e Toscana sono sostanzialmente identiche). I pm fiorentini hanno aperto un fascicolo conoscitivo e il procuratore Giuseppe Quattrocchi ha chiesto al Ministero un parere sulle tematiche esposte nella denuncia. L’ipotesi di reato: esercizio abusivo della professione. Sul piatto il modello di infermiere case manager (che segua cioè il paziente in più fasi, accertandone i problemi esistenti o potenziali). L’obiettivo delle Regioni «è lo sviluppo di un modello professionale infermieristico in cui risulta di fatto riconosciuto un incremento di competenze in sede di prima accoglienza selettiva in pronto soccorso (triage in pronto soccorso, modello See and treat), nell’ambito del servizio di urgenza-emergenza (servizio 118) e nelle fasi di assistenza perioperatoria (Perimed) che risultano debordare dal campo strettamente assistenziale finendo per accedere a quello medico», si legge nell’esposto.
«ORA DA ROMA cercano di avallare queste pratiche — denuncia Santoli —, ma nelle argomentazioni manca un substrato normativo e si fa riferimento a situazioni dove anche i normali cittadini dovrebbero intervenire. Inoltre non si parla di responsabilità, che è il punto chiave». Nel documento, il direttore generale delle risorse umane e professioni sanitarie Giovanni Leonardi afferma che «negli ultimi vent’anni è stata avviata e realizzata una profonda riforma della professione infermieristica». La professione infermieristica «non è pertanto più configurata quale ancillare alla professione medica e ha visto riconosciuta la propria autonomia professionale, una normale professione intellettuale (....). Del resto lo stesso concetto di atto medico non è definito né previsto in nessuna norma giuridica, bensì è più un’espressione della comunità scientifica internazionale, secondo le quali ogni attività di diagnosi e cura della persona sia di competenza della professione medica. La complessità quotidiana del funzionamento degli ospedali e dei distretti sanitari porta a che sia l’agire professionale in integrazione, collaborazione e cooperazione tra medico e infermiere alla base dell’organizzazione del lavoro». La conclusione? «L’attuale normativa nazionale e regionale, nello specifico del sistema dell’emergenza-urgenza, conferisce all’infermiere una specifica competenza che può comportare l’effettuazione di atti assistenziali e curativi salvavita».
Ora la palla passa ai pm: «E noi continueremo a far valere le nostre ragioni», spiega Santoli, che assiste l’Ordine dei medici.
DISCUTIAMONE TUTTI INSIEME
e la Procura apre un'inchiesta
ESCLUSIVA L'Ausl assegna loro nuove competenze: rivolta dei medici, ma Roma dice sì
Bologna, 3 maggio 2011 - LA PROCURA apre un’inchiesta sulla guerra medici-infermieri per le funzioni ‘extra’ attribuite ai secondi dalla Regione e dall’Ausl. Il Ministero della Salute, interpellato dai pm, spariglia le carte avallando, di fatto, la figura del super-infermiere. Parere-choc, dicono i camici bianchi che proseguiranno nella loro battaglia giudiziaria perché, spiega l’avvocato Fabio Santoli, «se si vogliono dare più compiti agli infermieri ben venga; ma allora le responsabilità legali della cura dei pazienti siano condivise e non restino solo sulle spalle dei medici».
TUTTO nasce dall’esposto, presentato a ottobre, dal presidente dell’Ordine dei medici Giancarlo Pizza alle procure di Bologna e Firenze (le deliberi delle regioni Emilia-Romagna e Toscana sono sostanzialmente identiche). I pm fiorentini hanno aperto un fascicolo conoscitivo e il procuratore Giuseppe Quattrocchi ha chiesto al Ministero un parere sulle tematiche esposte nella denuncia. L’ipotesi di reato: esercizio abusivo della professione. Sul piatto il modello di infermiere case manager (che segua cioè il paziente in più fasi, accertandone i problemi esistenti o potenziali). L’obiettivo delle Regioni «è lo sviluppo di un modello professionale infermieristico in cui risulta di fatto riconosciuto un incremento di competenze in sede di prima accoglienza selettiva in pronto soccorso (triage in pronto soccorso, modello See and treat), nell’ambito del servizio di urgenza-emergenza (servizio 118) e nelle fasi di assistenza perioperatoria (Perimed) che risultano debordare dal campo strettamente assistenziale finendo per accedere a quello medico», si legge nell’esposto.
«ORA DA ROMA cercano di avallare queste pratiche — denuncia Santoli —, ma nelle argomentazioni manca un substrato normativo e si fa riferimento a situazioni dove anche i normali cittadini dovrebbero intervenire. Inoltre non si parla di responsabilità, che è il punto chiave». Nel documento, il direttore generale delle risorse umane e professioni sanitarie Giovanni Leonardi afferma che «negli ultimi vent’anni è stata avviata e realizzata una profonda riforma della professione infermieristica». La professione infermieristica «non è pertanto più configurata quale ancillare alla professione medica e ha visto riconosciuta la propria autonomia professionale, una normale professione intellettuale (....). Del resto lo stesso concetto di atto medico non è definito né previsto in nessuna norma giuridica, bensì è più un’espressione della comunità scientifica internazionale, secondo le quali ogni attività di diagnosi e cura della persona sia di competenza della professione medica. La complessità quotidiana del funzionamento degli ospedali e dei distretti sanitari porta a che sia l’agire professionale in integrazione, collaborazione e cooperazione tra medico e infermiere alla base dell’organizzazione del lavoro». La conclusione? «L’attuale normativa nazionale e regionale, nello specifico del sistema dell’emergenza-urgenza, conferisce all’infermiere una specifica competenza che può comportare l’effettuazione di atti assistenziali e curativi salvavita».
Ora la palla passa ai pm: «E noi continueremo a far valere le nostre ragioni», spiega Santoli, che assiste l’Ordine dei medici.
DISCUTIAMONE TUTTI INSIEME