Quetiapina: anche per la prevenzione di recidive nei pazienti con il disturbo bipolare
Da oggi quetiapina a rilascio prolungato (RP), l’antipsicotico atipico sviluppato da AstraZeneca, è indicato anche per la prevenzione di recidive nei pazienti con il disturbo bipolare e per il trattamento aggiuntivo di episodi depressivi maggiori nei pazienti con disturbo depressivo maggiore (MDD) che hanno avuto una risposta sub-ottimale alla monoterapia con farmaci antidepressivi. Si tratta di importanti indicazioni per condizioni cliniche molto diverse, che possono essere caratterizzate da un difficile percorso diagnostico.
Il disturbo bipolare è uno dei più gravi problemi psichiatrici, la sesta causa di disabilità tra tutte le malattie fisiche e psichiche1 e rappresenta per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la sesta causa di disagio sociale nel mondo. Una delle principali problematiche di questo disturbo è la difficile diagnosi in quanto la fase depressiva -che si alterna a quella maniacale- può essere confusa con la depressione maggiore, una malattia grave e altamente disabilitante, la cui prevalenza è stimata attorno al 6%2 3 4. La gravità della depressione maggiore e dei rischi connessi sono, inoltre, aumentati dalla bassa risposta agli attuali trattamenti terapeutici (farmaci antidepressivi e/o stabilizzatori dell’umore). 5 Quetiapina RP è una molecola della classe degli antipsicotici atipici in grado di agire efficacemente su queste condizioni cliniche diverse nel pieno rispetto delle funzioni cognitive del paziente. In pratica, interagendo con i meccanismi che regolano i livelli di specifici neurotrasmettitori, quetiapina agisce come antipsicotico e antimaniacale mentre norquetiapina, il suo metabolita attivo ottenuto dalla quetiapina per azione degli enzimi epatici, è dotato di un’azione antidepressiva. Quetiapina RP consente, quindi, di rispondere a tutti i bisogni di trattamento del paziente bipolare, garantendo la continuità terapeutica indipendentemente dalla fase in cui il paziente si trova e rappresenta l’unica scelta farmacologica di dimostrata efficacia per i pazienti che non rispondono adeguatamente alle terapie oggi disponibili di antidepressivi associati e stabilizzatori dell’umore.
Da oggi quetiapina a rilascio prolungato (RP), l’antipsicotico atipico sviluppato da AstraZeneca, è indicato anche per la prevenzione di recidive nei pazienti con il disturbo bipolare e per il trattamento aggiuntivo di episodi depressivi maggiori nei pazienti con disturbo depressivo maggiore (MDD) che hanno avuto una risposta sub-ottimale alla monoterapia con farmaci antidepressivi. Si tratta di importanti indicazioni per condizioni cliniche molto diverse, che possono essere caratterizzate da un difficile percorso diagnostico.
Il disturbo bipolare è uno dei più gravi problemi psichiatrici, la sesta causa di disabilità tra tutte le malattie fisiche e psichiche1 e rappresenta per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la sesta causa di disagio sociale nel mondo. Una delle principali problematiche di questo disturbo è la difficile diagnosi in quanto la fase depressiva -che si alterna a quella maniacale- può essere confusa con la depressione maggiore, una malattia grave e altamente disabilitante, la cui prevalenza è stimata attorno al 6%2 3 4. La gravità della depressione maggiore e dei rischi connessi sono, inoltre, aumentati dalla bassa risposta agli attuali trattamenti terapeutici (farmaci antidepressivi e/o stabilizzatori dell’umore). 5 Quetiapina RP è una molecola della classe degli antipsicotici atipici in grado di agire efficacemente su queste condizioni cliniche diverse nel pieno rispetto delle funzioni cognitive del paziente. In pratica, interagendo con i meccanismi che regolano i livelli di specifici neurotrasmettitori, quetiapina agisce come antipsicotico e antimaniacale mentre norquetiapina, il suo metabolita attivo ottenuto dalla quetiapina per azione degli enzimi epatici, è dotato di un’azione antidepressiva. Quetiapina RP consente, quindi, di rispondere a tutti i bisogni di trattamento del paziente bipolare, garantendo la continuità terapeutica indipendentemente dalla fase in cui il paziente si trova e rappresenta l’unica scelta farmacologica di dimostrata efficacia per i pazienti che non rispondono adeguatamente alle terapie oggi disponibili di antidepressivi associati e stabilizzatori dell’umore.